TERAMO – Un’assemblea pubblica sull’acqua del Gran Sasso, con l’obiettivo di ‘smuovere’ le istituzioni dalla "sostanziale situazione di stallo che si registra sulla messa in sicurezza dell’acquifero". A convocarla, per il 13 gennaio a Teramo, l’Osservatorio Indipendente sull’acqua del Gran Sasso, promosso dalle associazioni Wwf, Legambiente, Mountain Wilderness, Arci, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia, Fiab Cai, Italia Nostra e Fai, che questa mattina in conferenza stampa hanno fatto il punto della situzione.
«Ad oggi non è dato sapere su cosa stia dibattendo la commissione regionale sull’emergenza del Gran Sasso. Da
informazioni raccolte da alcuni ‘fortunati’ partecipanti – è il termine usato nell’incontro con i giornalisti dall’Osservatorio – si è appreso che è stato presentato da parte del professore Roberto Guercio, oggi consulente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e di Strada dei Parchi, un progetto di massima che prevederebbe la captazione di acqua da un altro punto della falda del Gran Sasso, così da bypassare i punti di interferenza con i Laboratori dell’Infn e le gallerie autostradali. Di più non è dato sapere», hanno sottolineato le associazioni, per le quali il progetto non sarebbe stato lasciato in visione nemmeno alla commissione.
«A metà dicembre l’osservatorio è stato costretto a presentare un nuovo accesso agli atti alla Regione Abruzzo per
riuscire a prendere visione del progetto in discussione e a tutt’oggi attende la risposta della Regione – hanno continuato le associazioni che, nel denunciare l’ennesima volta la carenza di informazioni e di confronto, sono tornate a chiedere alle istituzioni – come mai siano stati abbandonati gli interventi di messa in sicurezza ipotizzati durante la gestione commissariale e cosa comporteranno alla falda, e quindi all’ambiente esterno, ulteriori captazioni». Sotto accusa anche i ritardi nella messa in funzione del nuovo spettrometro da parte della Ruzzo Reti SpA e i mancati passi avanti «verso l’eliminazione delle sostanze pericolose stoccate e utilizzate nei Laboratori (comprese quelle per il futuro esperimento SOX), nonostante l’attuale normativa vieti la presenza di sostanze pericolose nei pressi di una captazione d’acqua».